Da diversi anni, per merito del movimento femminista e dei Centri Antiviolenza, il 25 novembre è diventata la data simbolo della lotta contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere (se vuoi sapere cos’è la violenza di genere leggi qui).
Ma come si fa, attraverso la comunicazione, ad aiutare a combattere la violenza che alcuni (ancora troppi) uomini agiscono contro le donne in quanto donne, o contro lesbiche, gay e trans per il loro orientamento sessuale o identità di genere? Come fare comunicazione sulla violenza di genere?
Dalla nascita della nostra agenzia ci occupiamo di questo tema e siamo convinte che la comunicazione sia una parte importante del problema, e della sua soluzione.
Aiutiamo associazioni, enti pubblici, e a volte anche clienti privatз che vogliono dare il proprio contributo a questa lotta. La risposta e la modalità che abbiamo trovato come agenzia di comunicazione è duplice: promuovere il cambiamento culturale collettivo, attraverso il coinvolgimento di realtà e persone che quotidianamente lavorano sui temi della violenza sulle donne, violenza di genere e violenza omolesbobitransfobica; l’abbattimento degli stereotipi di vittimizzazione delle persone coinvolte dalla violenza di genere, proponendo immagini, soluzioni grafiche e testi che rimandino all’importanza della rete solidale tra persone, alla forza che donne, lesbiche, gay e trans coinvoltз da violenza maschile possono trovare dentro di sé e nella comunità per reagire positivamente.
Vogliamo raccontarti come facciamo noi a contrastare la violenza con la comunicazione, attraverso alcuni dei progetti a cui collaboriamo, che sono stati lanciati proprio in occasione del 25 novembre.
Audismo e violenza di genere: come aiutare tutte le persone sorde coinvolte
Se sei udente forse non hai mai riflettuto sul fatto che per una persona sorda è impossibile utilizzare i servizi telefonici di emergenza (ad esempio il 113), se poi questa persona parla in LIS (Lingua dei Segni Italiana) è impossibile comunicare anche in presenza, se chi sta dall’altra parte non conosce la LIS. Questa impossibilità di accesso è una parte dell’audismo, quella specifica forma di abilismo che discrimina e colpisce (in maniera volontaria o involontaria) le persone sorde. Per rendere i servizi antiviolenza del territorio più accessibili, la campagna sociale in LIS “Creazioni femministe” ha coinvolto le operatrici antiviolenza della Casa delle donne in un percorso di prima sensibilizzazione alla LIS e garantirà, grazie all’ENS (Ente Nazionale Sordi), la presenza di interpreti LIS nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza per donne, lesbiche e trans, ma anche nei percorsi rivolti agli uomini che agiscono violenza.
Noi siamo fiere di aver curato l’ufficio stampa del progetto e di averne ideato l’immagine, creando l’illustrazione dei segni con cui in LIS si dice “Creazioni femministe”. E siamo certe che il segno femminista lo riconosceranno tuttз, udenti e sordз.
La buona prassi è stata adottare la prospettiva intersezionale, che considera cioè il modo in cui il genere interagisce con altri piani di oppressione, discriminazione e violenza.
“Creazioni femministe” è una campagna di comunicazione in LIS contro le discriminazioni e le violenze di genere promossa dall’associazione Micce nell’ambito del Festival La violenza illustrata insieme a una rete che vede insieme alcune delle associazioni più attive a Bologna contro le varie forme di violenza di genere: Casa delle donne per non subire violenza, MIT, Lesbiche Bologna, Senza Violenza. Il progetto nasce per sensibilizzare la comunità sorda segnante, grazie alla collaborazione con il Bar Senza Nome, punto di riferimento, in città e non solo, per le persone sorde, il collettivo Femminista Sordx e il Consiglio Regionale Emilia Romagna di ENS (Ente Nazionale Sordi).
La violenza di genere on line: le parole per conoscerla e interviste ad esperte e attiviste
Del progetto NoiNo.org, che seguiamo dal 2012 per la Fondazione del Monte e la rete Attraverso lo specchio, abbiamo parlato recentemente sui nostri social, raccontando la campagna facebook intorno e oltre il 25 novembre sulle parole della violenza di genere online.
Sempre nell’ottica della buona pratica per una campagna sociale, abbiamo dato parola a chi, con approccio femminista, ha sviluppato saperi e competenze sulla violenza.
Stiamo curando un ciclo di interviste ad esperte e attiviste che si occupano in modo specifico della violenza nel mondo digitale. La prima intervista l’abbiamo fatta a Paola Rizzi, giornalista della rete GiULiA, co-autrice, con Silvia Garambois, di #Staizitta, giornalista!, che offre una panoramica sull’hate speech di genere, il discorso d’odio contro le donne, in particolar modo contro le giornaliste. La seconda intervista, invece, è dedicata al fenomeno dilagante che i media chiamano “revenge porn”, termine contestato dalle attiviste e studiose del fenomeno. Noi abbiamo quindi preferito usare l’espressione “Condivisione non consensuale di materiale intimo“, e ne abbiamo parlato con la ricercatrice Silvia Semenzin che, insieme a Lucia Bainotti, ha scritto un testo fondamentale sull’argomento: Donne tutte puttane. Revenge porn e maschilità egemone. Ce ne sono altre in arrivo, non mancheremo di segnalarle!
La letteratura e le storie come antidoto alla violenza
Un altro progetto a cui lavoriamo da tempo, e che anche quest’anno prosegue con tante novità, è “Una biblioteca tutta per sé“, un percorso formativo rivolto ad adolescenti per smontare, pezzo dopo pezzo, gli stereotipi che stanno alla base della violenza, attraverso le storie, quelle della letteratura ma anche delle serie tv, dei film e della musica. Come sempre, parteciperemo ai laboratori alla Biblioteca Italiana delle Donne con ragazzз dai 14 ai 18 anni, realizzando insieme a loro una fanzine (guarda le edizioni 2020, 2018 e 2017: non sono bellissime?), che sarà il frutto lavoro che svolgeremo con una rete di associazioni: Hamelin, capofila del progetto, Rete Attraverso lo specchio, Orlando, Cantieri Meticci, Archilabò.
Quest’anno il progetto si amplia e si rivolge anche alla comunità educante!
Il 14 dicembre partirà infatti “Formare alla lettura“, un corso per insegnanti, educatrici ed educatori, bibliotecariз, sulla letteratura per ragazzз in una prospettiva di genere e intersezionale.
Quando la violenza di genere non è sul menu
L’ultimo progetto di cui vogliamo parlarti non viene dal mondo associativo, ma da un brand. Si tratta di Berberè Pizzeria, un cliente di cui ti abbiamo raccontato spesso. Berberè ha infatti un’attenzione particolare alle questioni di genere, ma è allergica alla strumentalizzazione dei temi sociali per fini di puro marketing.
Come fare un’azione in occasione del 25 novembre evitando il pinkwashing?
E qui siamo entrate in gioco noi, che di Berberè curiamo tutta la comunicazione ma anche le strategie marketing. La risposta in realtà era molto semplice: mettersi al servizio di chi ogni giorno (e non solo il 25 novembre) lavora per sostenere le donne che subiscono violenza, cioè i Centri Antiviolenza.
Abbiamo quindi proposto una collaborazione a D.i.Re – Donne in rete contro la violenza, La Rete nazionale antiviolenza gestita da organizzazioni di donne, da cui è nata l’iniziativa “La violenza di genere non è sul menu“: per una settimana su tutti i cartoni pizza usati per il delivery e l’asporto nei 14 locali del brand (ne sono stati stimati 15.000) sarà applicato un adesivo con un QR Code che rimanda alla pagina web in cui è possibile trovare il centro antiviolenza più vicino. Un’azione che permetterà a molte donne di venire a conoscenza dell’esistenza dei Centri antiviolenza e, ci auguriamo, di iniziare un percorso di fuoriuscita da una relazione violenta.
Oltre all’adesivo, ci siamo occupate di ideare in modo coordinato tutti gli altri strumenti della strategia di comunicazione della campagna: le cartoline per dare visibilità a D.i.Re anche tra le clienti che verranno in pizzeria, il piano di social media marketing per coinvolgere la community del brand, l’attività di ufficio stampa per fare uscire l’iniziativa sui media. Il cartone della pizza, quando entra nelle case, può trasformarsi in uno strumento di comunicazione “utile” per supportare (davvero) le donne che subiscono violenza.